05 Novembre 2024
In Puglia produzione di olio in calo, tra frodi in agguato e lo spettro Xylella
In Puglia a minare la campagna olivicola che è già entrata nel vivo e che si preannuncia ottima in termini qualitativi ma scarsa in termini quantitativi, non c’è soltanto il batterio della Xylella, autentico flagello che continua a non far dormire tranquilli gli agricoltori.
Purtroppo le notizie comparse in questi ultimi giorni sulle probabili frodi di olio greco che diventa olio italiano (la truffa scoperta nel porto di Bari ne è un esempio) poste in essere da «impostori», creano non poco turbamento perché compromettono la reputazione della filiera e la fiducia dei consumatori.
«Mi auguro – ha commentato Tommaso Loiodice, presidente nazionale di Unapol (Unione nazionale associazioni produttori olivicoli), ribadendo la necessità di rafforzare le misure di contrasto contro l’agropirateria – che gli organi preposti ai controlli intervengano tempestivamente e blocchino queste meschine azioni fraudolente che danneggiano irrimediabilmente l’intera filiera».
«Occorre adottare misure ancora più restrittive, fino a prevedere l’interdizione dall’esercizio dell’attività per frantoiani e imbottigliatori che tradiscono l’etica del settore», ha aggiunto Loiodice.
La posizione di Unapol è chiara: la filiera deve agire unita e con orgoglio per isolare coloro che minano la qualità e l’integrità dell’olio d’oliva italiano. «Ciò che più fa male è che siano proprio alcuni attori della filiera a minare quel patto etico che punta a valorizzare e ridare dignità al prodotto principe della dieta mediterranea», continua Loiodice.
L’appello è quindi rivolto a tutti gli operatori e alle istituzioni: «È giunto il momento che la filiera e le istituzioni, da quelle locali a quelle sovracomunali, si costituiscano parte civile nei casi accertati di frode. Solo così potremo garantire ai consumatori un prodotto 100% italiano, tracciato e di alta qualità, rassicurandoli sui sistemi di controllo e favorendo una concorrenza leale».
Conclude Loiodice: «Noi di Unapol vogliamo misurarci con il mercato giocando ad armi pari, nel rispetto di regole condivise che tutelino i consumatori e tutti gli attori onesti del settore».
Presidente Loiodice, Si stima che la produzione italiana si aggirerà intorno alle 200mila tonnellate di olio, quantitativo insufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale di consumo interno per non parlare dell’export. E in Puglia?
«La Puglia registrerà un calo produttivo rispetto alla campagna 2023/2024 di una diminuzione di circa il 30-40% soprattutto a causa della siccità. Per questo ritengo doveroso che, prima di affrontare il tema dell’aumento della capacità produttiva olivicola italiana, all’ordine del giorno dell’imminente convocazione da parte del ministero del tavolo di concertazione per dar luce al “Piano olivicolo italiano”, le istituzioni si rimbocchino le maniche per dare risposte celeri a quella che è diventata una delle priorità per il comparto: il reperimento della risorsa idrica. È indispensabile incentivare il riutilizzo della acque che provengono dai nostri depuratori urbani ma se non si individuano invasi di accumulo per renderla nei periodi in cui occorre averne in quantità elevata, si sarà solo venduto fumo, così come è doveroso iniziare a programmare processi di desalinizzazione dell’acqua del mare».
È impossibile non fare riferimento alla Xylella. Questa emergenza sanitaria sta comportando seri danni alle produzioni con un conseguente drastico calo della redditività aziendale
«La Xylella è recentemente arrivata anche nel territorio barese, non era mai stata rilevata così a Nord. Grazie alla ricerca ed all’innovazione sono stati fatti grandi progressi con l’individuazione delle varietà di olivo tolleranti ma, purtroppo, non è ancora disponibile una reale soluzione. Confagricoltura, a tal riguardo, continua a chiedere con forza fondi aggiuntivi, un commissario straordinario, per sconfiggere questa emergenza, ripristinare il patrimonio olivicolo perso e tutelare quello indenne. Non solo. Servono finanziamenti ed investimenti nella ricerca scientifica e nel trasferimento tecnologico per migliorare la produzione e renderla più resistente agli attacchi patogeni e agli effetti del cambiamento climatico».
Da più parti si parla di sostenere l’innovazione in oliveto e l’incremento della produttività
«Esatto. In Italia, il 61% dell’oliveto ha più di 50 anni solo il 2.8 % ha meno di 11 anni ed il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante e solo 1.5% ha più di 400 piante per ha. Il quadro che ne emerge è di un oliveto Italia vecchio e poco competitivo che necessita di essere ristrutturato. È necessario aumentare la produttività, rendere la gestione dell’oliveto economicamente più sostenibile e al contempo favorire azioni di rinnovamento degli impianti produttivi con modelli moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva come gli impianti ad alta densità. La legge n.144 del 1951 regolamenta in maniera troppo restrittiva l’estirpazione delle piante di olivo, ha perso il suo senso originario e va emendata. Inoltre, data la scarsa disponibilità di prodotto italiano a fronte di una richiesta costante o in aumento occorre prevedere agevolazioni a sostegno dei nuovi impianti».
Favorire la disponibilità di manodopera qualificata, come?
«Ritengo fondamentale favorire i flussi di manodopera straniera in ingresso nel Paese per renderli tempestivi e coerenti con le esigenze delle imprese e dei picchi stagionali di impiego in campagna. Occorre, a tal riguardo, promuovere la defiscalizzazione degli oneri previdenziali sia per gli imprenditori agricoli che per la manodopera assunta. Non solo. È necessario favorire le attività di formazione professionale degli addetti agricoli per essere al passo con le nuove tecnologie (la tecnologia fa passi da gigante) abbiamo mezzi dotati di gps e apparecchiature di precisione che possono operare in tutta autonomia nell’attuazione di pratiche colturali o droni che possono essere al servizio dell’agricoltura ma non abbiamo chi sa utilizzarli».