22 Novembre 2024
Le posizioni, con diverse sfaccettature, delle principali associazioni olivicole contro la speculazione sull’olio extravergine di oliva italiano. Smarcarsi dalle logiche internazionali sembra impossibile ma non lo è. Basta la giusta strategia, che coinvolga anche la Grande Distribuzione
22 novembre 2024 | 19:00 | T N
Sebbene negli ultimi giorni il trend ribassista sull’olio extravergine di oliva italiano si è fermato e, anzi, si vedono segnali di ripresa, il crollo delle quotazioni, passate da 9,5 euro/kg (prezzo massimo) e 7,8 euro/kg (prezzo minimo) nell’arco di un paio di settimane, ha generato tensioni forti nella filiera.
Il mondo associazionistico non ha preso la decisione di far scendere in piazza gli olivicoltori solo perchè, grazie ad accordi di filiera e a interventi mirati, è stato possibile arginare il fenomeno che tuttavia ha destato allarme e preoccupazione, in un contesto internazionale confuso e incerto.
Le previsioni di produzione, soprattutto in Spagna, Tunisia e Turchia, non servono più a fonire indicazioni ma sono strumenti per condizionare il mercato.
Ecco allora che le 475 mila tonnellate di produzione previste in Turchia hanno suscitato più scetticismo che allarme, così come le 340 mila tonnellate di produzione previste dalla Tunisia. Più tensione ha generato l’arresto dei principali operatori del settore in Tunisia e l’avvio dell’acquisto di Stato dell’olio.
In Spagna le previsioni sono molto discordanti a seconda della fonte. Se quelle istituzionali restano ferme in 1,28 milioni di tonnellate, quelle più legate a un certo mondo industriale le rivedono molto al rialzo (1,4-1,5 milioni di tonnellate), viceversa parte del mondo cooperativo evidenzia i danni di DANA e stima 1,1 milioni di tonnellate.
I mercati dell’olio di oliva sono ormai collegati e i prezzi tendono a seguire dinamiche acquisiste negli anni, con differenziali di quotazioni a seconda dell’origine stabilite in parte per ragioni di mercato ma ormai soprattutto per abitudine e interesse.
L’olio extravergine di oliva italiano sta cercando di smarcarsi da tali logiche, volendo puntare su differenziazione e qualità ma è evidente che non è una strategia che piace a tutti.
E’ così che il mondo produttivo italiano deve salire sugli scudi, con dichiarazioni che Teastro Naturale ha registrato negli ultimi giorni da parte delle più rappresentative associazioni di settore.
L’appello ai consumatori italiani: “Ogni speculazione ai danni dell’olio extravergine di oliva italiano è sempre da condannare – afferma Gennaro Sicolo, Vice Presidente CIA e Presidente Italia Olivicola – Si tratta di una rapina di valore aggiunto di pochi ai danni dell’intera filiera olivicolo-olearia. In questa campagna olearia ancora di più perché l’Italia vive un’annata di scarica, ce n’è poco ed è sempre di alta qualità. Occorre isolare malfattori e speculatori e il Patto etico siglato in Puglia serve proprio a questo. ItaliaOlivicola e CIA mantengono e manterranno alta la guardia verso manovre che impoveriscono produttori e frantoiani. Chiediamo alla GDO e ai consumatori di allearsi con noi, a salvaguardia dell’olivicoltura nazionale, rifiutando offerte promozionali o sottocosto che sviliscano l’immagine dell’olio extravergine di oliva italiano.”
Stop a importazioni selvagge durante la raccolta. “In piena raccolta, l’olio extravergine d’oliva italiano è vittima di speculazioni sul prezzo all’origine, aggravate da un’impennata ingiustificata delle importazioni da Spagna, Portogallo, Tunisia e Turchia – denuncia David Granieri, Vice Presidente Coldiretti e Presidente Unaprol -. Le grandi multinazionali puntano a dimezzare il valore del nostro oro verde, ma Coldiretti non accetta questo gioco al ribasso che penalizza olivicoltori e frantoiani, custodi della qualità del nostro prodotto. Un olio venduto a prezzi stracciati non è italiano né di qualità. L’olio evo italiano deve mantenere un prezzo minimo per tutelare olivicoltori e frantoiani, che garantiscono qualità eccellente nonostante le difficoltà. Contro frodi e speculazioni, chiediamo controlli severi per proteggere un prodotto unico, pilastro della Dieta Mediterranea e simbolo dell’Italia nel mondo. La filiera deve riconoscere un equo valore ai produttori: senza di loro, non esiste futuro per l’olio extravergine italiano.”
Includere la Grande Distribuzione nell’equa disitribuzione del valore aggiunto dell’olio italiano. “I tentativi di abbassare il valore dell’extravergine di oliva italiano sono sempre in agguato. A fronte di una campagna che registra un calo quantitativo di prodotto (specialmente in Puglia) sembrerebbe impossibile registrare un calo del prezzo del prodotto – dice a TN, Tommaso LoIodice, Presidente Unapol – La giustificazione che si adduce è che l’annata in corso registra carichi produttivi interessanti in Spagna, Portogallo, Grecia oltre che Tunisia ed altri paesi del mondo arabo anche se a sentire i produttori olivicoli di queste nazioni anche loro lamentano il valore troppo basso che per troppo tempo ha governato questo settore tanto da iniziare a sentir parlare di rischio di assenza di ricambio generazionale così come è indiscusso l’aumento che si registra a livello internazionale dei costi di produzione dovuti anche agli effetti climatici caratterizzati da prolungati periodi di siccità che impongono un crescente ricorso all’irrigazione di soccorso. Se il mondo produttivo a livello internazionale denuncia la necessità di riconoscere prezzi che rendano sostenibile il reddito aziendale e le stime di consumo dell’extravergine di oliva restituiscono dati confortanti anche rispetto all’ultima annualità che ha registrato un impennata del prezzo dello stesso allora nasce spontanea la domanda a chi giova speculare sul prodotto ed in particolare su quello italiano? Probabilmente gli attori sono due: quel mondo produttivo che opera in termini di quantità e non di qualità congiuntamente ad alcuni imbottigliatori (per fortuna minoritari) che non riuscendo a reggere la competizione con alcuni loro colleghi nel conquistare e/o mantenere fette di mercato spostano l’attenzione del consumatore dal valore della “qualità” a quella del “prezzo”. Inoltre vi è sempre il tentativo da parte di qualcuno di speculare sul prezzo, condizionando il mercato e cercando di comprare a poco oggi per rivendere con migliori margini tra qualche settimana. L’olio extravergine Italiano essendo un prodotto riconosciuto qualitativamente superiore rispetto agli altri competitor internazionali è chiaramente in questo scenario quello che subisce maggiori attacchi. Ecco allora che la fileira italiana, che si deve unire e coordinare ancora di più, favorendo un’equa distribuzione del valore aggiunto, deve aprirsi anche alla Grande Distribuzione, coinvolgendo questi attori strategici nella valorizzazione dell’olio italiano.”
Più articolata la posizione dei frantoiani di AFP Puglia, con Stefano Caroli: “in un mercato di globalizzazione l’industria di confezionamento deve seguire l’andamento del mercato per essere in linea con gli altri competitori… e di conseguenza anche i frantoiani che vendono olio sfuso in cisterne subiscono l’andamento del mercato…un discorso a parte invece per i tanti frantoi e mastri oleari che producono olio extravergine di alta qualità e lo vendono in bottiglie promuovendo il territorio con la biodiversità dei cultivar di olive Italiane.”
Un appello a non svendere olive e olio è invece stato lanciato da Elio Menta, Presidente di FOA Italia: “c’è un’inversione delle regole normali di mercato, mercato dove l’olio italiano è molto ricercato. Con meno prodotto il prezzo dovrebbe aumentare, invece oggi abbiamo un ribasso. La speculazione si è scatenata in un’area della Puglia dove si produce, sì e no, il 10% della produzione nazionale. E’ inaccettabile. La speculazione ai danni dell’olio italiano è uno dei temi che devono essere portati al tavolo olivicolo nazionale perchè si trovino soluzioni normative, tecniche ed economiche per farvi fronte. Non si può restare ostaggio di pochi. Intanto cosigliamo a produttori e frantoiani di resistere alla speculazione che sarà sicuramente e solo momentanea.”